giovedì 16 marzo 2017

Leggende della F1: Nigel Mansell


Nigel Ernest James Mansell (nato l'8 agosto 1953 a Upton-upon-Severn, Worcestershire, Inghilterra) è un pilota automobilistico britannico che ha gareggiato in F1 per 15 stagioni dal 1980 al 1995 (intervallate da una parentesi nei Cart nel 1993 e nel 1994) vincendo il titolo piloti nel 1992 al volante della Williams. Mansell è ancora oggi il pilota di maggior successo della storia della Gran Bretagna in Formula 1 con 31 vittorie (quinto assoluto dietro Michael Schumacher, Ayrton Senna, Alain Prost e Fernando Alonso) e ha detenuto fino al 2011 il record di pole position in una singola stagione (nel 1992 riuscì ad aggiudicarsi 13 pole su 16 gare), battuto dal tedesco Sebastian Vettel.



Carriera


Le formule minori


Dopo aver ottenuto ottimi risultati nei kart, nel 1976 Mansell debuttò in Formula Ford (nonostante la disapprovazione del padre) vincendo sei gare tra cui il primo evento a cui partecipò sul tracciato del Mallory Park.
L'anno successivo prese parte a tutto il campionato, vincendo 33 delle 42 gare in cui corse e laureandosi Campione di categoria, nonostante la sofferenza per essersi rotto il collo in una sessione di qualifica a Brands Hatch. I medici gli dissero che era stato pericolosamente vicino al diventare tetraplegico e che non avrebbe potuto più guidare. Mansell rifiutò questo ordine e non appena si riprese dall'infortunio, tornò di nuovo a correre, vendendo una buona parte dei suoi averi per rilanciare la sua carriera in Formula Ford. Nello stesso anno gli fu data la possibilità di correre su una Lola T570 sul circuito di Silverstone per una gara di Formula 3, dove arrivò quarto.

Mansell sulla March in F3
Nel 1978 Mansell si accasò alla March per disputare il campionato di Formula 3, cogliendo al debutto la pole position e il secondo posto. Tuttavia, la macchina non era competitiva, con lo sponsor Unipart che impose al team di utilizzare motori Triumph meno potenti rispetto a quelli Toyota utilizzati dalle scuderie leader di quell'anno. Dopo tre settimi e un quarto posto Mansell si staccò dalla squadra.
Il suo talento non rimase però inosservato agli addetti ai lavori e Mansell riuscì ad esordire in Formula 2 sul circuito di Donington Park, ma la sua partecipazione si interruppe già nelle qualifiche dove un incidente gli impedì di disputare la gara.
Dopo un'annata disastrosa, Mansell pagando ottenne un posto nel team Dave Price Racing sempre in F3 dove riuscì a togliersi le prime soddisfazioni: il 25 marzo 1979, dopo un estenuante duello con l'italiano Andrea de Cesaris (che a quei tempi correva nel team di Eddie Jordan) si aggiudicò la sua prima vittoria sul circuito di Silverstone. Si mise in luce anche a Monaco dove fu l'unico dei 5 piloti dotati di vettura March a qualificarsi, destando su di sé l'ammirazione di Peter Collins, uomo di fiducia del fondatore del team Lotus di F1 Colin Chapman.

Un incidente (causato da un contatto di nuovo con l'italiano De Cesaris) nelle ultime gare stagionali lo costrinse a fermarsi di nuovo, riportando diverse vertebre rotte e dovendo quindi faticare molto per recuperare la forma ottimale. Nonostante questo, Collins lo contattò per svolgere un test sulla vettura vincitrice del Mondiale 1978 sul circuito del Paul Ricard, dove un Mansell ancora convalescente si presentò imbottito di antidolorifici. La sua guida stupì Chapman che gli assegnò il ruolo di collaudatore, avendo scelto l'italiano Elio de Angelis come seconda guida al fianco di Mario Andretti.
La stagione 1980 era ormai alle porte e Mansell iniziò l'annata gareggiando ancora una volta nel Campionato inglese di F3, passando poi in F2 appoggiando l'ambizioso progetto della Honda e sfiorando la vittoria sul circuito di Hockenheim.


Formula 1


Lotus (1980-1984)


Le abilità di Mansell fecero sì che Colin Chapman si decise ad affidargli una Lotus 81B in tre appuntamenti della stagione 1980, permettendo al pilota inglese di debuttare in Formula 1 in occasione del Gran Premio d'Austria di quell'anno, dove dopo essersi qualificato al 24° e ultimo posto, fu costretto al ritiro in gara per un problema al motore Ford Cosworth della sua vettura, causato da una perdita di carburante che arrivò persino nella sua cabina di guida ustionandolo lievemente.
Un nuovo problema, questa volta ai freni, ne causa il ritiro nel Gran Premio d'Olanda successivo, mentre in occasione del Gran Premio d'Italia (eccezionalmente corso sul circuito di Imola), un incidente gli impedì di qualificarsi.
La partenza di Mario Andretti verso l'Alfa Romeo, lasciò un sedile libero che Chapman assegnò Nigel Mansell, nonostante l'opposizione dello sponsor Essex Petroleum, che avrebbe preferito il francese Jean-Pierre Jarier.

1981


Mansell impegnato nel Gp di Monaco 1981
Nel 1981 l'inglese diventò pilota titolare della Lotus al fianco dell'italiano Elio de Angelis, al volante di una 81B motorizzata Ford. Dopo tre gran premi anonimi negli Stati Uniti-Ovest, Brasile e Argentina, e dopo aver saltato il Gran Premio di San Marino (in cui Chapman non schierò le sue vetture a causa del divieto da parte della FIA del suo nuovo progetto 88), Mansell conquistò il suo primo podio in Belgio sul circuito di Zolder, dove dopo essere partito dal decimo posto risalì la classifica giungendo alle spalle di Carlos Reutemann e di Jacques Laffite.
In occasione del Gran Premio di Monaco Mansell portò in pista la nuova Lotus 87-Ford, ottenendo un ottimo terzo tempo in prova vanificato il giorno successivo per la rottura di una sospensione.
Conquistò un altro punto in Spagna, prima di una serie di sette gran premi opachi in cui il miglior risultato raccolto sarà soltanto il settimo posto in Francia, subendo l'onta della non-qualificazione sul suo circuito di casa in Gran Bretagna.
Si riprese nell'ultima gara dell'anno sul circuito di Las Vegas, arrivando quarto al traguardo, alle spalle dell'italiano Bruno Giacomelli (al suo unico podio in carriera). Concluse la sua prima stagione completa in F1 al quattordicesimo posto con otto punti.

1982


Mansell nel Gp di Detroit
Il 1982 per Mansell fu un anno molto più difficile. Alla Lotus tornò lo storico tecnico Peter Warr che per nulla sopportava il pilota inglese ritenendo che non avesse alcun talento. In un'annata rivelatasi tragica per la F1 con la morte di Riccardo Paletti e dell'aviatore Gilles Villeneuve, Mansell raccolse meno risultati rispetto al 1981 cogliendo solamente un podio e un quarto posto come piazzamenti utili per ottenere punti iridati, saltando 3 gare e ritirandosi in ben 7 occasioni. 
La causa della mancanza di prestazioni positive era dovuta in parte alla mancanza di un motore turbo sulla Lotus, che hanno reso la vettura meno competitiva rispetto alle sue rivali, anche se il compagno di squadra Elio de Angelis riuscì ad aggiudicarsi una vittoria nel GP d'Austria.

Sempre nel corso di questa stagione, Mansell al fine di guadagnare denaro extra si stava accordando per la partecipazione alla celebre 24 ore di Le Mans, ma Colin Chapman lo bloccò offrendogli 10.000 dollari per evitare di esporlo a rischi inutili ed estendendo il contratto del pilota inglese per altri 2 anni. Questo episodio strinse il legame tra Mansell e Chapman, prima che quest'ultimo morisse improvvisamente lasciando il giovane pilota inglese privo di una guida. Egli stesso nella sua biografia dichiarò: “Una parte di me è morta con lui. Avevo perso un membro della mia famiglia.”

1983


Mansell sulla Lotus 93T (1983)
La morte di Colin Chapman rovinò ancora di più il rapporto di Nigel Mansell con la squadra con Peter Warr che prese il posto del mitico progettista inglese. Ciò venne dimostrato dal fatto che il solo De Angelis potè disporre della Lotus 93T alimentata dal propulsore turbo della Renault, mentre l'inglese ottenne la nuova vettura dopo 9 gare, in occasione del Gran Premio d'Inghilterra chiuso al 4° posto dopo aver occupato a lungo la seconda posizione. Mansell ottenne in quella stagione un terzo, un quinto e un sesto posto che lo fecero terminare al 12° posto della classifica piloti con 10 punti conquistati. Ciò nonostante, fu solo l'intervento del title sponsor John Player Special a salvare il posto all'inglese che riuscì a vincere contro l'opposizione di Warr che avrebbe preferito puntare su un altro pilota.

1984


Mansell in lotta con la Renault di Derek Warwick
I frutti del miglioramento della Lotus durante la stagione 1983 vennero raccolti l'anno successivo in cui Mansell cominciò a raccogliere le sue prime soddisfazioni conquistando la sua prima pole position in carriera in occasione del Gran Premio degli Stati Uniti sul circuito di Dallas. Il giorno dopo purtroppo l'inglese fu attanagliato dalla sfortuna, con un problema alle gomme che lo rallentò facendo via via passare i suoi rivali e con la sua vettura che si fermò nel corso dell'ultimo giro a poche centinaia di metri dal traguardo. A dimostrazione del suo animo di guerriero, Mansell tentò di spingere la sua Lotus al traguardo, dovendo però rinunciare all'impresa accasciandosi al suolo stremato dallo sforzo fisico di una gara condizionata dal caldo (si toccarono punte di 40° gradi centigradi). La sua fatica fu comunque parzialmente ripagata dal sesto posto ottenuto in quel Gran Premio.
Sempre in questa stagione l'inglese raccolse altri due podi (due terzi posti in Francia e Olanda), un quarto ed un quinto posto concludendo l'annata al nono posto della classifica piloti con 13 punti.

Lo sponsor del team intanto era rimasto colpito dal talento di Ayrton Senna e complice la conferma dell'italiano De Angelis, lasciò Mansell senza un sedile per l'anno successivo. In suo soccorso arrivò il britannico Sir Frank Williams che dopo averlo seguito fin dal 1981, decise di offrirgli un posto nella sua scuderia affiancandolo al finlandese Keke Rosberg dopo aver ottenuto l'approvazione della Honda. Mansell rifiutò l'offerta della Arrows e decise di accasarsi nel team inglese, dando il via a quello che sarebbe stato uno dei più grandi sodalizi della storia della F1. 
L'annuncio ufficiale arrivò in occasione del Gran Premio d'Olanda, dove Mansell fece una delle sue migliori gare stagionali, rimontando dal 12° posto sulla griglia di partenza alla terza posizione finale precedendo il suo compagno di squadra Elio de Angelis (che quell'anno si classifico al terzo posto della classifica piloti dietro agli inarrivabili piloti della Mclaren Niki Lauda e Alain Prost).


Williams (1985-1988)


Mansell sulla FW10 (1985)
Il passaggio alla Williams cambiò la carriera in Formula 1 del pilota inglese, finalmente al volante di una vettura competitiva. Dopo un inizio a rilento in cui Mansell raccolse soltanto una serie di quinti e sesti posti, vennero fuori tutte le potenzialità della nuova monoposto, velocissima su ogni tipo di tracciato. Il pilota britannico non faticò molto a conquistare la sua prima vittoria sul circuito di Brands Hatch e l'immediato bis nella successiva trasferta sudafricana di Kyalami.
Questi risultati permisero a Mansell di raggiungere quota 31 punti (grazie anche ad un secondo posto ottenuto nel Gp del Belgio) che gli garantì la sesta posizione finale in classifica piloti, oltre che il simbolico titolo di favorito per la stagione successiva, vista la facilità con cui la sua Williams si impose negli ultimi tre gran premi del 1985, nonostante questi fossero molto diversi in quanto a conformazione del circuito.

1986


Mansell in lotta con il compagno di squadra Piquet
Con Keke Rosberg migrato verso la Mclaren per sostituire il ritirato Niki Lauda, Mansell si ritrovò come compagno di squadra il brasiliano bi-campione del mondo con la Brabham Nelson Piquet. Il rapporto tra i due fu subito molto teso con la parte britannica del team che appoggiava Mansell, mentre l'altra parte patteggiava per l'astro brasiliano. Questa intensa rivalità non fece altro che favorire il terzo incomodo Alain Prost, che alla fine riuscì ad aggiudicarsi il suo secondo titolo consecutivo nonostante una Mclaren oggettivamente inferiore rispetto alla Williams.
Dopo tre gare amare in cui raccolse solo una seconda posizione e due ritiri, Mansell ottenne una serie di risultati utili che lo proiettarono in cima alla classifica: un quarto posto nel Gp di Monaco, due vittorie in successione in Belgio e Canada, un quinto posto negli Stati Uniti e altri due trionfi in Francia e Gran Bretagna.
Con i due terzi posti consecutivi in Germania e Ungheria Mansell ebbe in pugno il Mondiale, rafforzando la sua leadership conquistando un ottimo secondo posto in Italia e vincendo in Portogallo.

Mansell furioso dopo l'uscita nel Gp d'Australia 1986
A due gare dalla fine l'inglese aveva quindi 10 punti di vantaggio sul suo compagno di squadra Piquet e 11 punti sul francese Prost su un massimale di 18 punti disponibili (a quei tempi la vittoria era premiata con 9 punti). In Messico però Mansell non seppe confermarsi cogliendo un deludente quinto posto che permise ai suoi inseguitori di accorciare le distanze in attesa dell'ultimo Gran Premio dell'anno in Australia.
Fu proprio la gara di Adelaide a dare a Mansell la più grande delusione della sua carriera agonistica: all'inglese sarebbe bastato un terzo posto per conquistare il suo primo titolo, ma l'improvvisa esplosione del pneumatico posteriore della sua vettura lo costrinse al ritiro e con il compagno di squadra Piquet richiamato ai box per un prudenziale cambio-gomme fu il francese Prost ad aggiudicarsi gara e titolo, beffando il baffuto Mansell e la Williams, che si consolò con il titolo costruttori.
Causa di questo rocambolesco finale di stagione fu sicuramente l'incidente d'auto avvenuto nel marzo di quell'anno in cui Sir Frank Williams rimase paraplegico, dovendo rinunciare a poter seguire la sua squadra che risentì di questa carenza dal punto di vista della gestione del team e in particolare del rapporto tra i due piloti.

1987


Nel 1987 la lotta per il titolo fu una questione a due tra Mansell e Piquet con l'inglese che riuscì ad imporsi in sei occasioni, ottenendo anche diverse pole position. La prima vittoria arrivò nel secondo appuntamento stagionale sul circuito di San Marino, seguito da due ritiri in successione in Belgio e Montecarlo.
Dopo un quinto posto negli Stati Uniti (vinto dalla Lotus di Ayrton Senna, motorizzata Honda a partire da questa stagione) Mansell vinse due gare consecutive in Francia e Gran Bretagna. Quest'ultima affermazione fu una delle più emozionanti della carriera del pilota inglese, ottenuta rimontando trenta secondi al suo compagno di squadra Piquet prima di attaccarlo nella curva Stowe con una doppia finta che spiazzò il brasiliano regalando la vittoria al 'Leone d'Inghilterra' nel suo circuito di casa.
L'inglese conquistò altre tre vittorie in Austria, Spagna e Messico, ma nonostante questo il titolo si indirizzò sempre di più verso il suo compagno di squadra Nelson Piquet, grazie al maggior numero di arrivi in zona punti rispetto ai numerosi ritiri di Mansell, che rinunciò definitivamente alla lotta per il Mondiale nelle prove del Gp del Giappone, penultima tappa del Mondiale di Formula 1 di quell'anno.
Un terribile incidente durante le prove libere della gara di Suzuka, provocò un risentimento al collo dell'inglese, che memore dell'incidente in F3 decise sotto consiglio dei suoi medici di ritirarsi dall'evento regalando matematicamente il titolo al brasiliano.
Mansell dovette rinunciare anche all'ultima gara dell'anno sul circuito di Adelaide, rimanendo fermo a quota 61 punti e aggiudicandosi il titolo di vice-campione del mondo per il secondo anno consecutivo.

1988




Mansell sulla Williams motorizzata Judd (1988)
Complice una Williams meno competitiva degli anni precedenti (Honda dirottò i suoi motori verso la Mclaren e la Lotus risarcendo il team britannico con una fornitura gratuita di propulsori aspirati Judd), Mansell non confermò i risultati positivi dei tre anni precedenti raccogliendo solamente due secondi posti e ritirandosi in 12 occasioni (saltò due gran premi in Belgio e Italia per motivi di salute, avendo contratto la varicella e venendo sostituito rispettivamente da Martin Brundle e da Jean-Louis Schlesser) per via dell'inaffidabilità del sistema di sospensioni attive introdotto quell'anno dalla scuderia di Sir Frank Williams.
In questa stagione il suo compagno di squadra fu l'italiano Riccardo Patrese che sostituì Nelson Piquet, approdato in Lotus in una girandola di piloti che portò il brasiliano Ayrton Senna alla corte di Ron Dennis in Mclaren. Le prestazioni deludenti della Williams convinsero Mansell ad accettare l'offerta della Ferrari con cui firmò un contratto per le stagioni 1989 e 1990.


Ferrari (1989-1990)


Mansell nel GP del Brasile 1989
Mansell fu l'ultimo pilota della Ferrari ad essere selezionato personalmente dal fondatore della scuderia Enzo Ferrari prima della sua morte avvenuta nel mese di agosto del 1988, cosa che lo stesso inglese riconobbe descrivendolo sulla sua biografia come 'uno dei più grandi onori di tutta la mia carriera'.
Nel 1989 il Leone approdò dunque alla corte della scuderia di Maranello, appoggiando il progetto 640 F1 creato dal 'genio' John Barnard che poteva disporre del cambio al volante, sistema innovativo che nel giro di pochi anni sarebbe stato introdotto in tutte le vetture di Formula 1 e che la Ferrari iniziò a studiare fin dai tempi di Gilles Villeneuve. Compagno di squadra in questa nuova avventura fu l'austriaco Gerhard Berger.
Il debutto fu subito vincente con Mansell che riuscì ad imporsi nel circuito di Jacarepaguà in Brasile, con una Ferrari che nonostante le preoccupazioni per un cambio estremamente fragile resistette fino al traguardo, permettendo all'inglese di chiudere davanti al francese Alain Prost sulla Mclaren-Honda.

Nonostante l'ottima gara inaugurale, il britannico non potè difendere la sua leadership ritirandosi nelle successive cinque gare (compresa una squalifica nel Gp del Canada a causa di un'uscita anticipata dalla pitlane durante il giro di ricognizione). 
Dal Canada in poi Mansell ritrovò la sua competitività arrivando secondo sia in Francia che in Gran Bretagna, cogliendo un terzo posto in Germania ma sopratutto vincendo il Gran Premio d'Ungheria dove seppe rimontare dalla dodicesima posizione ottenuta in qualifica superando il capofila Ayrton Senna approfittando del doppiaggio di una Onyx. Dopo un altro terzo posto in Belgio, l'inglese tornò a deludere le aspettative dei suoi tifosi, ritirandosi in Italia e venendo nuovamente squalificato in Portogallo.
Le circostanze che portarono alla seconda squalifica della stagione furono assolutamente uniche in questo sport: rientrato ai box per un cambio gomme dopo aver occupato a lungo la seconda posizione, Mansell arrivò lungo e non riuscì a fermarsi sulla sua piazzola di sosta. Anzichè compiere un altro giro, l'inglese preferì ingranare la retromarcia sorprendendo i meccanici che ultimarono il loro lavoro.
Questa manovra fu giudicata irregolare dalla FIA che impose fin da subito la squalifica nei confronti dell'inglese. Ignorando la decisione dei giudici di gara, Mansell continuò a girare in pista nel tentativo di recuperare terreno su Senna, terminando la sua disperata rincorsa con un tamponamento ai danni del brasiliano che mise fuori gara entrambi. La reazione della Federazione Internazionale non si fece attendere e Mansell fu escluso dal successivo evento in Spagna. Rientrato in Giappone, l'inglese fu nuovamente costretto al ritiro, così come nel Gp successivo in Australia, terminando la sua prima stagione in Ferrari al quarto posto della classifica piloti a quota 38 punti.

1990


Mansell sulla Ferrari 641 F1
Anche il 1990 per Mansell fu un anno avaro di soddisfazioni. Al posto di Berger in Ferrari arrivò il Campione del Mondo in carica Alain Prost, favorito dall'appoggio di tutta la squadra di Maranello. L'inizio di stagione fu deludente con due podi e un quarto posto nelle prime sette gare. 
Si arrivò al Gran Premio di Gran Bretagna dove, nonostante la conquista della pole position, Mansell si ritirò nuovamente arrivando ad annunciare il ritiro dal mondo delle corse, sfiduciato dall'ambiente ferrarista sempre più tendente verso Prost.
La verità saltò subito a galla, con la Williams che si accordò con il pilota inglese a partire dalla stagione successiva, con un contratto in cui era specificato chiaramente che Mansell avrebbe avuto lo status di prima guida (legame ufficializzato il 1° ottobre di quell'anno).
L'unica soddisfazione per Mansell arrivò nel Gran Premio del Portogallo, dove scorrettamente chiuse il suo compagno di squadra Prost contro il muretto dando strada alle due Mclaren in partenza. La gara venne poi vinta dall'inglese che riuscì a superare sia Senna che Berger, ma il terzo posto del compagno di squadra rovinò la sua rincorsa al titolo con il brasiliano che guadagnò altri due punti utili ad aumentare il distacco in classifica.
Mansell chiuse la sua ultima stagione in Ferrari cogliendo due secondi posti nelle ultime tre gare, lasciando i tifosi del cavallino con uno splendido duello contro il brasiliano Nelson Piquet nel Gp d'Australia.


Ritorno in Williams (1991-1992)


Mansell tornò così nel team che gli diede maggiore visibilità in Formula 1. La FW14, nuovo gioiello progettato da Patrick Head in collaborazione con il giovane Adrian Newey, era una vettura che poteva disporre del massimo dell'elettronica disponibile sul mercato in quel momento, compreso il cambio sul volante introdotto dalla Ferrari, sospensione attive finalmente sviluppate a dovere e un buon motore Renault a 10 cilindri. Il Leone ritrovò come compagno di squadra l'italiano Riccardo Patrese, rimasto in squadra dopo il tentativo fallito di ingaggiare il giovane francese Jean Alesi.
I risultati non arrivarono subito nonostante l'ottimo mezzo a disposizione. L'affidabilità non arrivò se non in estate, quando Mansell inanellò una serie di risultati positivi che lo portarono al secondo posto della classifica generale, stringendo il ritardo in classifica dal brasiliano Ayrton Senna.

Dopo i tre ritiri nelle prime tre gare della stagione, arrivarono in sequenza il secondo posto nel Gp di Monaco, il sesto in Canada (dove l'inglese convinto di aver vinto ad un giro dalla conclusione della gara abbassò i giri del motore venendo costretto al ritiro e regalando l'ultima vittoria in carriera al brasiliano Nelson Piquet), di nuovo secondo in Messico, e finalmente primo per tre gare consecutive in Francia, Gran Bretagna e Germania.
Grazie a questi risultati il ritardo da Senna che in Messico arrivava a 31 punti fu ridotto a sole 8 lunghezze. Proseguì il periodo d'oro dell'inglese con un secondo posto in Ungheria, prima di una battuta d'arresto in Belgio.
Mansell tornò alla vittoria in Italia e quando il Mondiale sembrò alla portata del britannico in Portogallo la sfortuna colpì di nuovo: durante la corsa infatti una ruota avvitata male nella sosta si distaccò mentre l'inglese occupava il primo posto, regalando sei punti al brasiliano Senna che terminò la gara alle spalle di Patrese. A questo punto la missione sembrò impossibile con Mansell attardato di 24 punti su un massimale di 30. La vittoria in Spagna riaprì parzialmente i giochi ma un ritiro nel GP del Giappone chiuse definitivamente la lotta per il Mondiale regalando a Senna il suo terzo titolo iridato, mentre Mansell dovette accontentarsi per la terza volta in carriera del titolo simbolico di vice-campione del mondo.

1992


Mansell sulla FW14B
Le premesse del 1991 pagarono finalmente nel 1992, l'anno della rivincita per Nigel Mansell. La FW14B era la migliore vettura del lotto e superate le incertezze dell'anno precedente il Leone si aggiudicò cinque delle prime sei gare stagionali.
Il dominio dell'inglese fu incredibile, raccogliendo ben 9 vittorie e 14 pole position su 16 gare (in entrambi i casi un record fino a quel momento), e complice il ritiro del compagno di squadra Patrese in Ungheria, Mansell si aggiudicò il titolo con 5 gran premi ancora da disputare, centrando finalmente l'obiettivo rincorso in tutta la sua carriera in Formula 1. Concluse il suo anno di dominio con 108 punti (contro i 56 del secondo classificato Riccardo Patrese), vincendo oltre al titolo piloti il prestigioso premio BBC Sports Personality of the Year
Nonostante i risultati strabilianti durante la stagione fu chiaro a tutti che il contratto del pilota inglese non sarebbe stato rinnovato; la Williams ingaggiò per l'anno successivo il rientrante Alain Prost, rifiutando le richieste del britannico, che pretese il doppio dell'ingaggio.
Mansell tuttavia non si scompose dirottando le sue attenzioni verso il campionato Cart, dove vincerà il titolo nel 1993.

Il clamoroso ritorno targato Williams (1994)


Mansell impegnato nel Gp d'Australia 1994
Il 1994 cominciò ancora nei Cart per il pilota inglese, ma la morte di Ayrton Senna in un tragico Gran Premio di San Marino (che vide perire anche il pilota austriaco Roland Ratzenberger durante le qualifiche), costrinse il team Williams a cercare un nuovo pilota in grado di sostituire l'asso brasiliano. Dopo aver inizialmente puntato sul tester scozzese David Coulthard, la scelta cadde su Nigel Mansell (scelta in parte dovuta dalla mancanza di campioni del mondo in F1, essendosi ritirato alla fine del 1993 Alain Prost dopo aver conquistato il suo quarto titolo iridato, come spiegato da Bernie Ecclestone molti anni dopo) al costo di 900.000 dollari a gran premio (contro i 300.000 a stagione percepiti dal compagno di squadra Damon Hill).
Nonostante l'assenza Mansell si comportò molto bene e dopo due ritiri ritornò il Leone di un tempo lottando duramente con il francese della Ferrari Jean Alesi nel Gran Premio del Giappone (concluso al quarto posto) e vincendo l'ultima gara stagionale in Australia sul circuito di Adelaide, precedendo l'austriaco Gerhard Berger, dopo aver conquistato la pole il giorno precedente. La Williams scelse a fine stagione di affidarsi al collaudatore Coulthard, lasciando nuovamente a piedi Mansell, che spinto dai buoni risultati nelle ultime gare firmò un contratto con la Mclaren per il 1995.


McLaren (1995)


Mansell sulla MP4/10
Spinto dalla Marlboro che chiese a Ron Dennis di portare nel team un campione del mondo, Mansell firmò con la Mclaren per la stagione 1995, primo anno della collaborazione tra la scuderia di Woking e la casa motoristica tedesca Mercedes.
Il progetto MP4/10 tuttavia si rivelò completamente disastroso. La vettura era inaffidabile e non permetteva al 'Leone' di tenere il passo di Schumacher e Hill, dominatori dell'anno precedente e piloti da battere anche nel 1995.
Mansell decise quindi di saltare i primi due appuntamenti del Mondiale per dar modo alla Mclaren di sviluppare a dovere la monoposto, venendo sostituito da Mark Blundell.
Rientrato nel Gran Premio di San Marino, nulla potè per cambiare le sorti del team, disputando una qualifica molto deludente e concludendo la gara con un non irresistibile decimo posto.
Anche nel successivo Gp di Spagna la prestazione della Mclaren non fu all'altezza dei top team e approfittando di una clausola del suo contratto, Mansell rescisse anticipatamente il legame con il team di Ron Dennis, chiudendo definitivamente la sua carriera in Formula 1.


CART (1993-1994)


Mansell impegnato nella 200 Miglia di Nazareth
Messo da parte da Sir Frank Williams, firmò un contratto per il team Newman-Haas per partecipare al Campionato Cart su una Lola T9300 motorizzata Ford, ritrovando il suo compagno di squadra in Lotus Mario Andretti.
Il debutto nella nuova categoria fu subito vincente per l'inglese che ottenne pole e vittoria in Australia battendo il brasiliano Emerson Fittipaldi. Dopo aver saltato la 200 miglia di Phoenix, Mansell ottenne un nuovo podio giungendo al terzo posto nel Gran Premio di Long Beach dopo essere partito dalla pole.
Replicò lo stesso risultato nella celebre 500 miglia di Indianapolis guadagnando il titolo di Rookie of the Year (Miglior debuttante dell'anno).
Dopo Indy vinse la 200 miglia di Milwaukee ottenendo anche pole e giro più veloce, arrivò quindicesimo nel GP di Detroit, secondo nella 200 Miglia di Portland, terzo nel Gran Premio di Cleveland e ventesimo nella Indy Toronto.
Tornò alla vittoria nella 500 Miglia di Michigan, risultato che riuscì a replicare anche nella successiva 200 Miglia del New England (in cui centrò anche la pole e il giro più veloce in gara).
Si piazzò secondo nella 200 Miglia del Road America, fu sesto alla Indy Vancouver e dodicesimo alla 200 Miglia di Mid-Ohio dopo essere partito dalla pole. Nella 200 Miglia di Nazareth concluse la gara al primo posto conquistando anche la pole e il giro più veloce. 
Gli ottimi risultati gli garantirono la conquista del titolo Cart al suo primo tentativo, diventando il primo pilota della storia a detenere sia il Mondiale della suddetta categoria americana, sia il titolo di F1 (che in quel momento ancora non era stato assegnato).

1994


Mansell sulla Lola T9400
Complice una Lola T9400 meno affidabile del modello precedente e l'impegno contemporaneo in Formula 1, Mansell non riuscì a confermarsi nella stagione successiva.
Nel suo secondo anno nella categoria Cart, l'inglese non ottenne alcuna vittoria e il suo miglior piazzamento fu il secondo posto raggiunto in sole due occasioni (Long Beach e Cleveland).
Nel corso della stagione riuscì a conquistare altri piazzamenti, che gli consentirono di chiudere all'ottavo posto della classifica con 88 punti.


Britain Touring Car Championship


Mansell partecipò nel 1993 al TOCA Shootout, tenutosi sul circuito di Donington Park alla guida di una Ford Mondeo con il suo solito numero 5. L'esperienza si concluse però in un modo disastroso con l'inglese che perse il controllo della sua auto a 6 giri dalla fine impattando contro la barriera di pneumatici dopo essersi scontrato con Tiff Needell e rimanendo incosciente per alcuni istanti.
Dopo la traumatica esperienza del 1993 Mansell tornò 5 anni più tardi sempre alla guida di una Ford Mondeo questa volta con il numero 55 (il numero 5 fu preso da James Thompson): anche in questa occasione l'inglese non brillò cogliendo un quinto posto sul circuito di Brands Hatch come miglior risultato sulle 3 gare che disputò.


Apparizioni successive


Mansell nella Gp Masters
Negli anni successivi Mansell partecipò ad alcuni eventi come il Grand Prix Masters (riservato agli ex piloti di Formula 1) in cui ottenne una vittoria nella gara inaugurale sul circuito di Kyalami, dopo aver conquistato la pole il giorno precedente. Il suo compenso per l'evento venne devoluto in beneficenza. L'inglese riuscì a ripetersi l'anno successivo in Qatar prima della cancellazione della serie.
Il 6 maggio 2007 disputò il secondo turno del campionato FIA GT sul circuito di Silverstone a bordo di una Ferrari 430 GT2 del team Scuderia Ecosse in coppia con Chris Niarchos ottenendo il 21° posto complessivo e il 7° della sua categoria.
Partecipò nel 2009 all'ultimo round della Le Mans Series in occasione della 1000 Km di Silverstone alla guida di una Ginetta-Zytek GZ09S del team LNT in coppia con il suo figlio Greg e il suo caposquadra Lawrence Tomlinson.
Con la stessa vettura annunciò la partecipazione all'edizione 2010 della celebre 24 Ore di Le Mans in un equipaggio formato insieme ai suoi due figli. L'esperienza non durò molto a causa di una foratura che ne provocò il ritiro dopo appena 5 giri.

Nigel Mansell impegnato a Le Mans (2010)

Ha poi ricoperto il ruolo di Giudice di Gara per il Gran Premio di Gran Bretagna di Formula 1 negli anni 2010, 2011 e 2012.




Risultati in Formula 1:


Esordio: Gran Premio d'Austria 1980
Campionati del Mondo vinti: 1 (1992)
Gare disputate: 191 (187 partenze)
Vittorie: 31
Podi: 59
Pole Position: 32
Giri Più Veloci: 30 
Punti: 480 (482)
Ultima gara: Gran Premio di Spagna 1995



Con 187 Gran Premi di Formula 1 disputati Nigel Mansell rappresenta senz'altro uno degli emblemi di questo sport tra gli anni '80 e '90. Viene ricordato da tutti come un pilota mai restio alla lotta dotato di un coraggio senza fine. I suoi duelli con Prost, Senna, Piquet rimangono ancora oggi nel cuore dei tifosi, guadagnando la stima e l'affetto di milioni di telespettatori, che sperano un giorno di poter trovare un corridore che abbia la stessa grinta e la stessa tenacia di quel pilota che, nonostante un mezzo a volte inferiore alla concorrenza non si è mai tirato indietro rendendo ogni gara emozionante.

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